Senza categoria

Per i tuoi larghi occhi -capitolo tre-

 

per i tuoi larghi occhi

Delle ore successive non ricordo nulla. Il palmare dice che avevo due incontri, anche importanti. Magari ci sono stata. Forse sono stata il convitato di pietra al capo del tavolo, pronta per trascinare chiunque dicesse di no dritto all’inferno. O magari una collega, una segretaria, una cliente mi ha letto in faccia e ha avuto pietà della mia desolazione emotiva.

 

So che sono stata: in ufficio, come sempre, poi nelle vie verso casa, nei negozi di alimentari, dalla sarta per un ritiro. Ho pagato i miei debiti residui con la parentesi di vita di quel giorno e poi sono tornata a casa.
Com’è tutto diverso, dopo. Quando il no è definitivo e la tua solitudine vince tutto.
Fuori si ostina a non piovere e di questo clima pesante faccio metafora dell’anima. Al silenzio mi strappa il cellulare, che vibra e si agita sul tavolino. Che avrà poi da essere tanto vitale sempre non lo so mica. Rispondo senza riflettere. Però taccio, perché non c’ho cazzi di parlare con nessuno, tanto meno con .
«Pronto? Pronto. Ciao sono Elisa. Scusa se ti chiamo, ma…»
«Elisa chi?». Vorrei essere seccata quanto dovrei, invece credo di suonare esausta. Mi ci sento, in effetti. Ma anche parecchio scocciata: chi è questa? Che vuole?
« Accidenti, che idiota che sono. Hai ragione. Scusa. Sono Elisa, la cameriera. Hai presente?»
«… no. Senti, non è un buon momento, se non ti spiace…»
Ed è lì, nel punto preciso in cui pensavi di aver messo una pietra che la speranza bastarda rialza la sua testa di cazzo e con una faccia da culo ti ipotizza l’impensabile.

– Forse è venuto a cercarmi – Questo il pensiero che mi si materializza in testa contro ogni volontà, contro ogni possibile resistenza e, contro ogni ragionevole certezza, il cuore per un momento mi si riscalda.«Elisa! Ma sì. Perdonami: è stata una giornata davvero faticosa. Come mai mi hai chiamato? E come mai hai il mio numero?»
«Non prendermi per pazza: l’ho preso dalla tua scheda del conto.»
«…e?»
«E…niente. Pensavo ti facesse piacere parlare di quello che è successo oggi.»
Ottimo: esattamente quello che non ci voleva. Una cameriera petulante che non si fa i fatti suoi!
«Ok. Credo ci sia un malinteso. Facciamo che io non ho mai ricevuto questa telefonata e tu cancelli il mio numero e non ti fai più vedere.»
«No, aspetta. Sei corsa via così velocemente che hai dimenticato un’agendina nera. Non ho guardato cosa contiene. Ma ho pensato volessi riaverla.»
«Potevi darmela al bar.»
«Sì, lo so, hai perfettamente ragione. Il fatto è che… ci sono passata anch’io. Non prendermi per invadente: vorrei solo che tu sapessi che succede. Qualcosa si rompe, ma si sopravvive.»
Restiamo un momento appese allo stesso cavo, lei gazza ladra, io merla.
«Dove sei?»
«Sotto al tuo palazzo. Ora sembro davvero una pazza!». Ride di gusto.
«Ti va un caffè?»
…un momento: chi l’ha pronunciata questa frase. Accidenti, sono stata io!
« Solo se la tazza è calda rovente bollente, con un bricco di latte freddo a parte.»
Per telefono non si vede, ma sorrido.
«Ti apro. Quinto piano, zerbino rosso sulla sinistra».

nadiolinda-riproduzione vietata

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

Write a comment