Ho vissuto ad Edinburgh per quasi 16 mesi ai tempi dell’Erasmus, mesi coincisi con il mio periodo di Super Star, o almeno così mi sentivo dato il mio guardaroba e visto che la cosa più elegante che si vedeva in giro in città era un abito in tartan con bustier. Di tempo ne è passato un po’ e la travolgente onda della moda made in London ha valicato il Vallo di Adriano ed è giunta finalmente anche in Scozia. Dal 16 al 19 agosto si è svolto infatti The Edinburgh International Fashion Festival, il cui programma prevedeva sfilate, mostre, conferenze, salon show, proiezioni, workshop e ovviamente tantissimi party. Tra le sfilate spicca quella di Bebaroque, etichetta scozzese creata da Chloe Patience and Mhairi McNicol. Design unico che combina la serigrafia e il ricamo a mano dando vita ad un sontuoso stile che ha già conquistato celebrities del calibro di Jessie J (che ha indossato una creazione Bebaroque alla cerimonia di chiusura dei giochi olimpici) e Christina Aguilera.

Celebrato dell’industria della moda con un award, Bebaroque crea un innovativo modo di decorare il proprio corpo. Tra le mostre la più acclamata è stata quella dedicata alla moda in Cina “Fashion Revolution China”: abiti, immagini ed oggetti che narrano i cambiamenti dello stile in tre periodi distinti del XX° secolo.

La conferenza con maggior affluenza è stata quella dedicata alla rivoluzione tecnologica dell mondo della moda ” How technology, the Internet and the Social Graph impact the way we shop and sell”, moderata da David Lindsay che ha mostrato come Internet e la vendita della moda al dettaglio siano fatti l’uno per l’altra e come il “data sharing” sia “the new black”.

E ovviamente, dato che la Scozia è la patria del cashmere, non potevano mancare i workshop sul lavoro a maglia. Particolarità: alle sfilate non si accedeva ad invito come accade da noi e nel resto del mondo glamour, ma bensì pagando un biglietto. Lo spirito ribelle di William Wallace aleggia anche nei backstage.