Style

Diana Vreeland l’imperatrice della moda

“I suoi racconti sono più fatti o fiction?”- “Faction!”. Questa è una sola delle brillanti risposte che Diana Vreeland ha dato durante le innumerevoli interviste che l’hanno vista protagonista. All’eccentrica direttrice di Vogue, con un passato ad Harper’s Bazaar, è dedicato un docufilm proiettato ora in alcune sale selezionate. Grazie a Vogue Italia ho avuto la fortuna di poter partecipare all’evento organizzato alla cineteca di Bologna e apprezzare sul grande schermo quest’opera fortemente voluta dalla nipote della Vreeland, Lisa. Unica depositaria del dono visionario di saper proporre al pubblico non ciò che desiderava, ma ciò che non sapeva ancora di desiderare, la Vreeland durante i suoi cinquanta anni di “regno” come imperatrice della moda (“io non sono una fashion editor, sono la fashion editor” – amava definirsi) ha lanciato modelle come Twiggy, Veruska, Penelope. Ha fatto da stylist a Jackie O’, ha lanciato innumerevoli trend e fatto diventare capisaldi del fashion lo smalto rosso e la stampa animalier.

Scopritrice di talenti non solo nel campo della moda (Manolo Blanik è stato spinto da lei a creare scarpe) è stata la prima a fotografare uno sconosciuto Mick Jagger, attratta dalla sua bocca carnosa. E’ stata anche la prima a dare una visione più intima dei personaggi famosi e a metterli in copertina al posto delle modelle – suo il primo servizio sui Duchi di Windsor dopo l’abdicazione, così com’è suo il servizio sui Kennedy insediatisi alla Casa Bianca. DIANA VREELAND: THE EYE HAS TO TRAVEL è un ritratto intimo e al contempo una celebrazione vibrante di una delle più influenti donne del ventesimo secolo che era sempre “dove accadono le cose”, fosse allo Studio 54 o distesa su un prato proprio nel momento in cui Lindbergh iniziava la sua storica transvolata oceanica. Cosmopolita, affascinata da tutte le culture, ha fatto viaggiare i lettori semplicemente sfogliando le pagine della sua rivista. Con una passione smisurata per i cavalli (la leggenda vuole che fosse solita cavalcare con Buffalo Bill) non poteva immaginare un mondo senza leopardi. Un’ icona eterna che ha avuto una fortissima influenza sul corso della storia della moda, stravolgendo il concetto di beauty, rimodernando in un modo senza precedenti il giornalismo di moda e la cultura dagli anni ’20 agli anni ’80. Licenziata per motivi di budget da Vogue, la Vreeland ha concluso la sua strepitosa carriera al Metropolitan Museum di New York (il ballo al Met è una sua invenzione) riuscendo a rendere accessibile e popolare la sua immensa collezione. Muore nel 1989 con ancora tanta voglia di essere dove le cose accadono senza magari immaginare di trovarsi ora dove le cose si creano.

Sono una fashion victim dichiarata e amo il mio carnefice. Da 14 anni vivo lo spogliatoio delle squadre di calcio di Serie A e B. Scrivo per Vip Mese, Vip e Gossip per diletto e sono cresciuta professionalmente a F.A.D. la rubrica del TG24.

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