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Un weekend a Lisbona con i bambini

Lisbona si è presentata nella mia vita in mezzo a due libri. Che non è mai casuale quando decidi di partire, che qualche volta prima devi avere viaggiato con la testa e poi andarci di gambe. Irene Cao ha ambientato una parte del suo ultimo romanzo “Per tutti gli sbagli” [Rizzoli Editore ]in una Lisbona ricca, spregiudicata e decadente come si richiede ad un romanzo che racconta di un amore torrido e sensuale, fuori dagli schemi.

IMG_0231E prima ancora di vedere l’immmensità del fiume Tago, che come una vastità dorata attraversa la città inondandola di quell’atmosfera particolare che solo le capitali che si affacciano sul mare riescono ad avere, io ci ero già stata grazie alle corse mattutine della protagonista, Linda. Quello che non aspettavo e che mi resterà impresso nella testa è quella luce pervasiva e brillante che non ho mai trovato altrove. Lisbona deriva da Luz Bona, bella luce, e se avete la fortuna di visitarla con uno straccio di sole, vi renderete conto di cosa sto parlando. Non sono qui per scrivere una guida, sarebbe ridicolo dopo averci passato quattro giorni, voglio solo passarvi un’emozione e qualche spunto se, come noi, viaggiate con dei bambini e volete conciliare il vostro entusiasmo con le necessità di un bambino, secondo me fondamentale per non rovinarsi la vacanza.

Lisbona non somiglia a nessuna capitale europea. Ha l’indolenza di una città del sud del mondo, ritmi rilassati e uno dei più spettacolari mix di architetture che potete aspettarvi. Abbiamo scelto un albergo vicino alla metro e non lontano dalla città vecchia. La scelta non è stata casuale, quando si viaggia in 4 o sono junior suite o due camere, e abbiamo preferito la prima scelta, per poter stare tutti assieme. La metro costa poco, ma ci abbiamo messo un po’ a capire come funziona. I prezzi sono 50 centesimi a corsa se hai già il biglietto stampato, 1.50 la prima volta che lo stampi ( in pratica il biglietto è riutilizzabile). Non aspettatevi qualcuno che vi spieghi qualcosa, hanno tagliato tutti i costi e l’unico modo di stampare i biglietti è alle macchinette elettroniche.  Ma i taxi costano talmente poco, che alla fine ci siamo mossi quasi solo così. Su qualcosa dovevamo cedere, visto che abbiamo fatto camminare quelli piccoli per chilometri e chilometri, con il naso all’insù tra i vicoli del Bairro Alto, dove di sera è quasi impossibile passare.

Come promesso siamo partiti con una visita all’Oceanario, situato all’interno del Parque de Nacoes,. L’intero acquario si compone di 4 diverse aree che rappresentano l’Oceano Atlantico, l’area antartica, l’Oceano Pacifico e l’Oceano Indiano- con larghi pannelli acrilici dividono le zone dall’acquario centrale. Il modo migliore per raggiungerlo è la metro ( rossa, fermata Oriente). Ora, se avete visto quello di Genova, secondo me non rimarrete così impressionati, ma ai bambini lo squalo e il pesce Luna ( l’enorme mascotte del museo) sono piaciuti molto, perciò bene.
L’Oceanario si trova in quartiere nuovissimo, che costeggia il fiume Tago, e ne abbiamo approfittato per una lunga passeggiata sul ponte sospeso. Questo è anche il punto da cui parte la Teleferica che permette di  attraversare tutto il parco dall’alto. Ve lo consiglio perchè è un quartiere molto vivace, pieno di  caffè e ristoranti, il tutto inserito in un meraviglioso contesto di passerelle in legno, vasche, fontane, giardini e passeggiate sul lungo fiume da cui si gode una vista spettacolare.

Per pranzo abbiamo scelto un ristorante etnico, Casa Nepalesa, un po’ perchè era vicino all’hotel, un po’ per le 5 stelle su Trip Advisor ed è stata una rivelazione.

A Lisbona dovete assaggiare il loro vino particolare, si chiama Vinho Verde ( ma non fate come me, che dopo una bottiglia in due ero praticamente KO)

Volevo avere un’idea della città e con poco tempo a disposizione abbiamo scelto una visita in Tuk Tuk. La guida, in inglese, è stata a dir poco preziosa. Ci ha portato in tutti posti che valeva almeno la pena vedere una volta come la Cattedrale di Lisbona, la Chiesa di San Antonio, il quartiere Castello, il Monastero di Saint Vincent, fermandosi al famossissimo Mirodouro da Graça,il punto di osservazione più conosciuto dai turisti, situato nel caratteristico quartiere di Graça. Dimenticandosi dell’orologio, ci ha regalato un pit stop nella più antica pasticceria di Lisbona, dove gustare i tradizionali Dulces de Leche.

Il secondo giorno siamo partiti dall’Alfama, uno dei quartieri più caratteristici perchè è qui che si esibiscono i cantanti di Fado, la tristissima musica tradizionale portoghese. Tristissima ma affascinante. Inutile dire che lo spettacolo di Fado mi è stato precluso, perchè i bambini alle 10 di sera erano letteralmente stesi.

Ma l’Alfama mi ha incantata per i colori delle case, le azulejos blu che piastrellano l’esterno degli edifici, il mix di barocco e mistero.

Da lì una lunga passeggiata verso Praça do Comércio, enorme, un via vai di persone e un incrocio di culture. Da qui partono anche i battelli per le crociere sul Tago.

Un veloce passaggio per la via dello shopping di lusso, situata nella Baxia, la città bassa di Lisbona,  un quartiere di eleganti palazzi e strade a scacchiera, dove trovare i marchi più importanti e alla fine, un tuffo in piscina sulla terrazza panoramica dell’hotel hanno reso questi 3 giorni indimenticabili.

Abbiamo chiuso in bellezza con una cena a base di crostacei al Baia do Peixe, nel quartiere Campo Pequeno.

Ma come dicevo Lisbona si è incastrata tra due libri, il secondo è “Il resto è Ossigeno”, di Valentina Stella [Sperling&Kupfer] che mi ha letteralmente incantata. Qui Lisbona è la città dell’Erasmus, dove perdersi e ritrovarsi, affacciarsi su un mondo meticcio e vivere intensamente la movida dei vent’anni. E’ il rimpianto del protagonista Arturo, che si è strappato di dosso la sua vita durante una pausa pranzo qualunque, in un giorno qualunque, scappando da sua moglie – Sara – e dalla loro bambina con un sms.

Il nostro aereo partiva alle cinque del mattino. Nella hall del nostro albergo noi con i due bambini ancora addormentati e dalla porta girevole entrano tre ragazzi piuttosto su di giri, di ritorno da una notte ( immagino) movimentata, che ridono come pazzi.

Li ho guardati e per un attimo ho pensato che avrei voluto avere vent’anni in meno e un Erasmus davanti a me.

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Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

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