Style

“J’aime mon carrè”: alla scoperta del foulard Hermès

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Ci sono cose che desideriamo, e che prima di noi hanno desiderato le nostre mamme e le nostre nonne. Tra queste, nella lista di molte, in quella dei must have o dei classici da avere, c’è probabilmente un foulard di Hermès. Sinonimo di classe e raffinatezza, il foulard, realizzato in twill di seta, incarna in sé il concetto di lusso, inteso come fusione di comodità e femminilità; è simbolo di eleganza indiscussa e rappresenta anche il lato civettuolo che ogni donna ha, oltre che la versatilità di un oggetto adattabile a molti usi.

 

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Un sogno per molte sotto forma di un quadrato di 90cm di lato, per un peso di 65 grammi, realizzato con 4 chilometri di filo di seta. Da quando la Maison Hermès ha cominciato a realizzare il suo iconico foulard, era il 1937, sono circa 1000 le fantasie create, diluite in 15 collezioni di carrè all’anno (ogni disegno è declinato in 12 diverse combinazioni di colore, per questo si parla di collezione). Un oggetto affascinante, con una storia affascinante, raccontata da un attore in scena al Teatro Litta in esclusiva per l’evento “J’aime mon carrè”, organizzato da Hermès con Glamour. Attraverso le parole e l’interpretazione di un personaggio fiabesco che ricordava molto Willy Wonka, abbiamo conosciuto la storia di questo “scampolo di seta”. Una piccola pièce teatrale, breve ma molto intensa, e molto ben interpretata, a dimostrazione che la moda è arte e con l’arte si può intrecciare e dare vita ad eventi unici.

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E siccome la moda è anche gioco, ho avuto la possibilità (assieme alle lettrici di Glamour che avevano prenotato la seduta) di farmi fotografare su un set allestito ad hoc indossando alcuni carrè di Hermès, annodati nei modi più disparati; le stylist ci hanno spiegato i mille usi di questo quadrato magico, che ora si può fare fascia per capelli, ora top, ora abito o cintura e persino borsa (ben più economica della tanto desiderata Kelly o Birkin della Maison). (Elena Schiavon)

Padovana di nascita, una laurea in Scienze della Comunicazione e un MA in MediaManagement; le parole sono i miei attrezzi quotidiani, la curiosità il motivo delle mie giornate.

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