Style

Paris fashion week P/E 2011: Kenzo

Sono sei anni che alla direzione creativa del marchio Kenzo c’è Antonio Marras, uno degli ultimi poeti della moda. Sono sei anni che lo stilista sardo reinterpreta e onora la memoria di Kenzo Takada, che giusto 40 anni fa fondò la omonima Maison.

Trovo riduttivo parlare della sfilata di ieri di Kenzo per la prossima P/E 2011 come di una normale presentazione di capi, accessori, borse. Difficile rendere a parole la poesia che si respira anche sono a vedere certe stampe, difficile esprimere il mood che esce dal lavoro certosino e raffinatissimo che Marras fa su questa collezione. Non è da tutti riuscire a interpretare e modernizzare capi difficili e con una storia importante alle spalle come è quella del kimono nella cultura giapponese. Ma in questa collezione, che sembra essere un crossover culturale che riesce solo a pochi, pochissimi, si mescolano le influenze della cultura giapponese (come le stampe a fiori di crisantemo) così come quelle delle origini sarde di Marras. La donna che ne esce è una donna leggera, leggerissima, quasi una farfalla. Il pesca, il corallo, l’ottanio e il bianco danno spessore a questi abiti che si sovrappongono, alle camicione di ispirazione giapponese, ai fiori delle stampe. Dall’influenza giapponese si passa senza soluzione continuità a grafiche e colori più tipicamente afro, come il marrone, l’arancio l’ocra.

E se la prima parte della sfilata è la presentazione della collezione, è la seconda parte dello show (guardate qui) che è una vera consolazione per la nostra anima (non solo fashion). Qui, quaranta modelle escono in passerella indossando abiti dell’archivio Marras, mescolati, moltiplicati, sovrapposti in un carillon di stili, colori, culture; donne principesse, papesse, vescovesse,  in abiti multicolori con copricapi che le elevano, le  innalzano, creando uno spettacolo finale da pelle d’oca. 

Padovana di nascita, una laurea in Scienze della Comunicazione e un MA in MediaManagement; le parole sono i miei attrezzi quotidiani, la curiosità il motivo delle mie giornate.

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