Style

Il debutto di Sarah Burton lungo la strada del maestro McQueen

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Non si giudica un artista dalla sua prima prova. Soprattutto se l’artista, Sarah Burton nel caso specifico, si è ritrovata a fare le veci di uno stilista geniale e controverso, morto suicida all’età di quarant’anni, affetto da un incurabile male di vivere, Alexander McQueen. Un uomo che ha lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della moda, forse proprio per quel ruolo da provocatore che si era scelto, seguendo la naturale inclinazione d’animo, o che gli era stato affibbiato. Non bisogna dimenticare nemmeno che l’esordio della Burton è avvenuto alla settimana della moda parigina, di fronte ad uno stuolo di giornalisti assetati di nuovo e giovane sangue, pronti a sbranarla, al minimo errore. Noi, non la giudicheremo, non ci interessa, lo stanno già facendo gli altri.


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La collezione ha un impatto visivo fortissimo, colpisce come uno schiaffo in pieno viso. Sarah rende omaggio al genio e ricalca i codici stilistici cari a McQueen, non si sente ancora di tradire la vera essenza della maison. Il suo, però, è un tributo che porta in sé i segni nascosti di un cambiamento in fieri. La scelta di realizzare una collezione meno drammatica, priva della dicotomia eros/thanatos che contraddistingueva il suo predecessore, rivela la tacita volontà di imprimere la sua firma. Molto genio, molta meno sregolatezza.

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Di McQueenniana memoria la gonna ampia con il corpetto settecentesco, le giacche e i pantaloni su cui si incrostano foglie di acanto, cesellate con la maestria di un artigiano, stampe dall’allure barocca – nero con fiori rossi, verdi e dorati – broccato appesantito dalle frange, gli abiti neri smantellati a colpi di laser. Una collezione che è un inno alla natura: voli di farfalle, cristallizzato sul bavero e sui sandali, donne uccello con il corpetto fatto di piume grigio tenue, frange sulla schiena a mò di criniera, e poi ancora fiori stampati, foglie ricamate e paglia intrecciata. 

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Ma Sarah c’è. E’ nascosta dietro Lee, ma c’è, nella scelta di materiali lontano dall’universo e dal sentire di McQueen. Stravolgere sarebbe stato troppo irrispettoso, persino per la discepola dell’irriverente Alexander. Non resta altro che attendere che la crisalide si schiuda e faccia uscire la farfalla che conserva gelosamente dentro. Ne riparleremo quando i tempi saranno maturi.

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Siciliana di nascita, milanese d’adozione. Una passione sfrenata per la lingua italiana e per l’arte in tutte le sue forme. Una innata verve ironica, necessaria per sopravvivere nella giungla metropolitana.

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