Mentre ero alla ricerca di un hashtag decente del quale scrivere e mi aggiravo sperduta tra tweed bimbominchieschi, del tipo #IloveBieber e altre oscenità, mi sono imbattuta in #indumentiperduti. Ho twittato d’istinto che, anche se non è esattamente un indumento, il marsupio rientra tra questi. Per fortuna.
Aprire la pagina di ricerca è stato come scoperchiare il vaso di Pandora: ghette, felpe Best Company, loden e montgomery, canottiera “da muratore”. Tutti si divertivano a tirar fuori i peggiori incubi dello stile, come la maglia della salute. Quella di lana, che punge e che da fastidio.
Quanto ci siamo sentite libere quando abbiamo potuto smettere di indossarla perché eravamo già diventate grandi, salvo poi rimpiangerla segretamente nelle giornate più fredde?
Ma gli #indumentiperduti spesso tornano, sotto altre vesti. Ed ecco che la maglia della salute si trasforma in una sexy canotta intima, che in molte hanno ripreso ad usare dopo aver visto Eyes Wide Shut, indossata dalla meravigliosa Nicole Kidman. Le vendite delle canotte sono aumentate sul serio dopo il film.
Ma tra gli #indumentiperduti, non c’è purtroppo solo l’orrore. Ci sono anche le splendide sottovesti in seta, sexy e femminili, da indossare sotto i vestiti, anche quelli “quotidiani”. Perché le nostre nonne non andavano da nessuna parte senza sottana, cascasse il mondo.
C’è anche il reggicalze che, per carità, è bellissimo per chi lo guarda ma scomodissimo per chi lo indossa (e per chi lo deve togliere).
La moda ci insegna che non ci sono mai indumenti realmente perduti, che tutto nel grande calderone delle tendenze torna e ritorna più volte. Persino le scarpe correttive sono state spacciate per feticcio cool. Ma quelli non sono indumenti, bensì #designerperduti nel mezzo del cammin di loro carriera. Li perdoniamo.
Voi avete degli #indumentiperduti che vorreste ritrovare? O certe cose è meglio relegarle nell’oblio?
ps. il creatore dell’hashtag #indumentiperduti è @CarloMarulli