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Noi che siamo nati negli anni 70- sopravvivere a Milano-

Sono nata negli anni 70, quando era del tutto normale giocare ai giardinetti sotto casa da soli. La mia mamma mi  teneva d’occhio dalla finestra, il chè voleva dire che dovevo stare nei paraggi, ma non pensavamo ai pedofili, nè ai rapimenti di bambini. Non c’erano mamme appollaiate sulle panchine a controllare che nessuno si facesse male. Eravamo spesso sporchi e ci divertivamo parecchio. Era un mondo diverso.

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Un mondo in cui nessuno chiedeva un appuntamento per passare a prendere un caffè, nè per fermarsi un paio d’ore a fare due chiacchiere. Ho vissuto la mia infanzia in Umbria, dove l’idea del cibo preconfezionato non è ancora approdata neanche adesso, che son passati più di trent’anni, figuratevi quando era piccola io, che passava ancora il lattaio porta a porta e le uova si prendevano ancora calde da sotto la gallina.  Ho avuto il grande privilegio di annoiarmi. Mi sono dovuta ingegnare nelle lunghe domeniche in cui nessuno organizzava niente, perchè non c’era l’ansia di riempire ogni spazio di cose da fare. E i libri sono stati buoni compagni delle mie lunghe giornate. Libri, musica, giornali di moda.  E gli amici, da andare a trovare anche solo per non sentirsi soli. Adesso che vivo a Milano e sono a mia volta mamma, moglie e donna che lavora-troppo a mio avviso- mi sembra che sono arrivata a un punto di non sopportazione e che tutto questo surplus informativo e questa velocità non mi rendano affatto felice. Così cerco modi e tempi  che mi consentano di ricreare, almeno in parte, per i miei bambini quello che ho vissuto io. Ci sono delle cose che proprio non tollero e ve le scrivo qui, cose che Milano mi ha messo addosso e delle quali io voglio liberarmi.

  • La spesa negli ipermercati.  Io quando entro negli ipermercati ho il conato e mi viene l’ansia e ho la sensazione che sto comperando cose che non so da dove arrivano e di sicuro bene non mi fanno. I supermercati mi rendono infelice.
  • Gli amici che ti mandano le mail per fissare le cene e mai prima di 15 giorni. Alza il telefono, dai, sentiamoci che magari stasera ho cucinato troppo per quattro e vieni da noi.
  • La gente che mi chiama in pausa pranzo o all’ora di cena. Io non voglio parlare di lavoro mentre mangio, mi fa male e mi infastidisce. Ma non ve l’hanno insegnato che in certi orari non si chiama e basta?
  • Gli spazi ridotti all’osso. Ma quanto sono piccole le case a Milano e perchè i soffitti sono così bassi? Cucina abitabile dai sette nani, per esempio. Marc Augè in una recente pubblicazione sulle smart cities parla di fattori imprescindibili per una serena coabitazione e per il rispetto dell’individualità.  Uno di questi è lo spazio personale pro capite, quantificato in almeno 20mq a testa.
  •  I vicini diffidenti. Non tutti per carità. Con alcuni si è stabilito un bellissimo rapporto di mutua collaborazione. Ma il fatto che la scorsa settimana, quando facendo dolcetto o scherzetto con i bimbi, un terzo degli occupanti del mio palazzo non mi abbia aperto la porta mi ha fatto pensare a quanto vive male la gente qui.

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Tutte le foto sono state realizzate in Umbria, a città di Castello. Indosso un cappotto Lardini  e scarpe SantaClara Milano

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

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