Settembre è il nuovo capodanno.  Almeno per me che dopo due mesi da girovaga tra vacanze a casa dei miei, vacanze a casa dei nonni e vacanze che poi proprio vacanze non sono (chi ha dei bambini piccoli e una libera professione da gestire so che mi capisce), quando varco la soglia della mia casetta milanese tiro un sospiro di sollievo e dico, ok anche quest’anno è andata. E riparto per mettere in ordine il complesso caos della mia vita, che si è un caos, ma per sopravvivere deve essere un caos calmo.

Perchè all’inizio ho girato talmente tante case che quando mi sveglio nel mio letto non so dove sono. Quindi ho bisogno di ordine e di riappropiarmi dei luoghi che mi sono cari. Il vero bonus quando torno è che vedo le cose con occhi diversi e finalmente, in un rapido impeto  di coraggio, riesco a fare ordine e buttare via cose che languivano lì da anni. Ci voleva tanto poco. Lo so. Ci voleva poco a cambiare le tende. Ce le avevo già, bastava decidersi. Ci voleva poco a mettere in cantina i giochi che i bambini non usano più. Ci voleva poco a stampare foto nuove con le loro faccette di oggi e aggiungerle a quelle di quando avevano un anno. Ci voleva poco anche a impilare tutti i giornali vecchi e metterli al macero. E comprare qualche pianta nuova che mette allegria. Forse ci voleva soltanto di partire. E poi tornare. Che tornare è sempre bello se ami quello che hai costruito attorno a te. Ma partire altera lo sguardo, che serve. Eccome se serve.