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Io e il pilates, storia di un grande amore

Penso di essere stata una delle prime giornaliste a scrivere di pilates in Italia. Collaboravo con Vanity Fair e quel pezzo credo risalga al 2004. Era il mio primo articolo per loro, riscritto 7 volte, quindi mi ero a dir poco calata nella situazione fino a farla mia in ogni sfumatura. Ma come spesso succede quando studi troppo, alla fine un argomento che mi aveva appassionata per la sua portata rivoluzionaria, aveva finito per nausearmi. E così, dopo una serie di lezioni di di matwork, che letteralmente significa, lavoro a terra su un tappetino ed è forse la versione di pilates più praticata in Italia, ho abbandonato.

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Ma come recita una nota canzone “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritarnano” così è stato per me con il pilates. Qui vi linko a wikipedia così non vi tedio con tutta la parte tecnica di cos’è il pilates, che credo che ormai lo sappiano anche i muri. Basti dire che è una tecnica di allenamento inventata dall’ex ballerino Joseph Hubertus Pilates all’inizio del 900  che lavora sulla postura, sul controllo e sulla respirazione mixando tecniche diverse, una fusione di olistico, perchè devi essere molto presente a te stesso e concretezza, con uno sguardo verso l’interezza della persona.

In molti si avvicinano al pilates per la sua la natura preventiva e l’effetto curativo su una serie di problemi sia strutturali, legati a vizi posturali e a scarsa attività fisica ( come la mia cervicale) , che di altra natura legati a stress psico-fisici come ansia o insonnia. E funziona, a patto di essere determinati e costanti e non arrendersi alla prima difficoltà.

Il mio amore totale è sbocciato quando, circa un paio d’anni fa, ho provato per la prima volta le lezioni di reformer pilates. Il reformer è un lettino che sfrutta la resistenza delle molle e attraverso delle cinghie che si agganciano alle mani o ai piedi permette un allenamento davvero completo, dalla parete addominale alla schiena, dai glutei ai tricipiti, passando per l’allungamento cervicale e dorsale.

L’allenamento per me somiglia molto a quello che facevo quando studiavo danza classica, una specie di sbarra a terra, con la variabile che si lavora contrastando la resistenza delle molle.

Io la prendo molto seriamente, come una medicina, perchè il mio fisioterapista mi ha spiegato che per le mie cefalee è uno dei migliori rimedi che io possa immaginare. Il lavoro sulla respirazione mi calma moltissimo, è un momento dedicato a me stessa in cui taglio fuori tutto il mondo e mi concentro solo sui movimenti. Da quando pratico reformer le forme del mio corpo sono cambiate. Non ho mai avuto una parete addominale come adesso, nè i muscoli delle cosce così perfettamente torniti senza essere “gonfi”. Il lavoro in allungamento definisce il corpo senza aumentare le masse in maniera sgraziata, la mia flessibilità è aumentata ( o quantomeno tornata dopo anni), tocco di nuovo i piedi con la testa e ci ho messo tanto. Ma per me il pilates va oltre, è una specie di meditazione, io proprio mi astraggo. E’ come se navigassi in un’altra dimensione in cui il corpo e la testa diventano una cosa sola e riesco a fare delle cose che fino a poco tempo prima  neanche avrei immaginato. Supero dei limiti e questa è una storia che non riguarda solo il mio allenamento fisico.

E’ l’unico appuntamento che non salto mai, anche quando sono stravolta dalla stanchezza. E’ il mio locus amoenus. E non c’è niente che mi mette più cattivo umore che quando per lavoro devo saltare una lezione del mio amato pilates. Se potessi mi ritaglierei un’ora di pilates tutti i giorni, sarebbe la mia gioia.

Un’ultima considerazione: se è facile, non è pilates. Se vi dicono che è una cosa da vecchi, invitateli a provare.

L’unica avvertenza è maneggiatelo con attenzione, dà dipendenza.

 

In tutte le foto vesto Dimensione Danza.

 

 

 

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

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