Style

Anoressia? No grazie!

 

Noi ci crediamo. Fin da quando siamo nati, lo scorso settembre, siamo consapevoli che molte siano le cause dei disturbi alimentari di ragazze e ragazzi, e che l’orco cattivo si annidi non solo nel fashion system. Appoggiamo le aziende e le iniziative volte a valorizzare le donne normali, e non chi è foriero di modelli disturbati; abbiamo condiviso e condividiamo la campagna di Elena Mirò “I love curves”, seguiamo le sfilate e le presentazioni dei marchi che vestono tutte le taglie (e non solo la 36 barra 38), vi abbiamo parlato del codice etico firmato nel 2006 da Camera Moda sull’anoressia. Pensiamo che ci siano delle precise responsabilità quando si parla di malattie terribili come l’anoressia e la bulimia, e che vi siano delle precise responsabilità per quanto riguarda la creazione dei modelli di riferimento estetico per i giovani e non.

 

 

 

Oggi sul sito di Vogue.it il Direttore lancia una petizione per raccogliere le firme contro i siti pro-anoressia che vi invito a firmare e condividere.
Ma questo mi induce anche a una riflessione. Nell’editoriale del Direttore si legge che “il vero colpevole sembra essere Facebook, secondo un’indagine condotta su ragazze ancora adolescenti, tra i 12 e 19 anni, dall’università di Haifa, in Israele”.* (la ricerca è stata condotta su un campione di 248 ragazzi, può essere considerato un dato significativo? Se qualche statista e studioso ci legge, ci dia un parere per favore).
E ancora “Quando si incominciò ad incolpare la moda fu persino messo un codice etico, firmato da tutte le Camere Nazionali della Moda di tutti i Paesi in cui ci sono le fashion week, secondo il quale non si dovevano far sfilare ragazze sotto un certo peso. 

Le modelle, come ho già detto più volte, sono per lo più naturalmente longilinee ed esili per costituzione, essendo ancora acerbe e adolescenti e non formate. L’immagine che diffondono è comunque di una magrezza spesso a volte eccessiva, ma sono gli stessi stilisti a rifiutare quelle che si capisce che hanno dei problemi nutrizionali. Questo è stato spesso e comunque un argomento affrontato spesso con falsi pregiudizi contro la moda quando non si sapeva più chi incolpare”.

Io condivido e diffondo la petizione perché credo che cominciare a parlare di una problematica e a fare, nel proprio piccolo, qualcosa, sia già un passo avanti (io la chiamo coscienza individuale); ma credo anche che nella moda ci sia un bel velo di ipocrisia che nasconde i problemi dietro abiti da sogno, cocktail scintillanti e sfilate memorabili. Io ho visto le modelle che hanno sfilato nell’ultima fashion week milanese: non mi si venga a dire che una ragazza alta 1,80 che pesa 40-45 kg non ha problemi di peso. Che una ragazza che sfila in passerella e le si intravedono solo le costole è una ragazza che sta bene. E col cavolo che queste ragazze vengono rimandate al mittente dagli stilisti; se fosse davvero così, non staremmo a parlare di questo problema. Sapete cosa ho scoperto nei backstage? Che molti modelli e modelle fanno un gioco perverso durante le fashion week; questo gioco si chiama “apple week”. In cosa consiste? In una scommessa tra modelli e modelle, in pratica: una perversa scommessa dove vince chi in una settimana (una settimana intera) riesce a tirare avanti mangiando solo una mela. Una mela a settimana, non una mela al giorno (che toglie il medico di torno). E acqua, acqua, e pastiglie per non sentire la fame.

Io prima che lanciare strali, sono per l’assunzione delle responsabilità. Apprezzo chi si fa promotore di iniziative nobili e cause sociali: ma che ognuno faccia il suo, senza cercare di scaricare la responsabilità sugli altri come nel gioco delle tre scimmiette “Non parlo, non vedo, non sento”. Che anche il sistema moda comincia ad aprire occhi, orecchie e, soprattutto a parlare.
* “Alcuni ricercatori dell’Università di Haifa (Israele) hanno chiesto ad un campione di 248 ragazze, tra i 12 e i 19 anni, informazioni sulle loro abitudini alimentari e sui loro siti e programmi televisivi preferiti. Si è scoperto che le adolescenti più soggette ad anoressia e bulimia sono quelle che passano più tempo su Facebook e su siti di moda e musica.”

 

Padovana di nascita, una laurea in Scienze della Comunicazione e un MA in MediaManagement; le parole sono i miei attrezzi quotidiani, la curiosità il motivo delle mie giornate.

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