Questo è l’anno della Biennale Architettura a Venezia.
Un’edizione molto meno glamour del solito, complice l’invito del suo direttore Rem Koolhaas a dare importanza all’architettura e non all’architetto.
Questo non ha impedito al “biennalista”, specie che esce dalla tana solo i giorni dell’inaugurazione delle biennali veneziane, di manifestarsi.
Ho visto uomini abbinare a completi neri super eleganti scarpe da ginnastica fluo senza calzini e agganciare sulla schiena a mo’ di zainetto un immancabile tubo porta-progetto (vuoto o pieno non è dato sapersi e forse indifferente).
Ho ammirato gli abiti volumetrici e ampi con stampe grafiche e i grandi accessori colorati stile vintage e retrò, indossati con stile da signore eleganti.
Mi direte voi: io che non so niente su planimetrie, progetti e misure cosa ci vado a fare alla Biennale di Architettura?
Infatti, vi rispondo.
Vi dico anche però che come ogni Biennale pure Architettura ha un sottotono artistico visuale che permette al visitatore un viaggio tra i padiglioni, attraverso differenti interpretazioni culturali e impronte mentali, rimanendo affascinato dalla suggestione che ogni curatore ha voluto creare. Fascinazione che avviene anche senza una reale comprensione.
Tuttavia la Biennale si può visitare anche seguendo gli eventi collaterali.
Le mostre che vengono allestite in concomitanza con la Biennale, presso i musei sparsi in giro per la città lagunare, sono sempre interessanti e quest’anno ancora di più a mio avviso.
Vi segnalo:
A Ca’ Corner della Regina della Fondazione Prada la mostra “Art of Sound”, un itinerario tra le diverse forme di musica e musicalità sviluppate nel corso dei secoli, dalla gabbietta settecentesca con uccellino cinguettante all’interno, ornamento perfetto anche per un acconciatura, ai moderni sistemi di riproduzione sonora, ideali per favorire l’interattività.

Oltre alla mostra in sé val bene la visita la location dello splendido palazzo veneziano restaurato.
Lo stesso vale per la la Fondazione Querini Stampalia, dove ha la sede la più antica biblioteca veneziana e dove è allestita fino a Novembre (quando chiude la Biennale di Architettura) “Nel segno di Carlo Scarpa”, e la Fondazione Giorgio Cini, sull’isola di San Giorgio Maggiore. In questa splendida location è possibile assistere in questo periodo alla cerimonia del thè preparata da un vero maestro giapponese.
E da menzionare, se si parla di location strepitose, le due mostre presentate nelle proprietà veneziane del magnate del lusso François-Henri Pinault: Punta della Dogana e Palazzo Grassi.
In particolare molto belle sia “Illusione della luce” che la monografica dedicata al fotografo, anche di moda, Irving Penn a Palazzo Grassi.
In un ambiente fashion, ma che di moda non parla, la mostra “Sguardi incrociati a Venezia” mette a confronto il racconto della città lagunare attraverso gli occhi di Jirô Taniguchi e Mariano Fortuny.
Inaugurata in concomitanza con la 14° Mostra internazionale di Architettura. presso l’ Espace Culturel all’ultimo piano del negozio Louis Vuitton Venezia.
Con i disegni del mangaka giapponese è stato poi creato anche l’ultimo dei “Travel Book” Louis Vuitton, una collezione che è un invito ai viaggi sia reali che immaginari, arricchiti da stimoli intellettuali e da momenti intensi.
Da ultimo una mostra che mette in relazione la moda con il design, parente stretto dell’architettura.
A Palazzo Spinelli presso l’archivio Rubelli, casa di moda nota in tutto il mondo per i suoi tessuti d’arredamento e non solo, è allestita per tutto il periodo della Biennale Architettura “SO 820-C24 Da un filo di seta bianco” 7 installazioni che hanno come unico comune denominatore un filo di seta bianco. Da qui il titolo SO 820-C24, dove SO sta per seta organzino, 820 è un codice che indica la finezza ossia lo spessore del filato, e C24 è il codice che identifica il colore bianco.
Ogni designer dell’azienda tessile veneziana ha creato una personalissima opera d’arte partendo da un filo – elemento base della tessitura – di seta – il più nobile dei filati da sempre protagonista delle creazioni Rubelli – bianco – colore non colore con cui ognuno ha potuto “scrivere” in totale libertà.
In occasione della visita a questa mostra vi consiglio anche di chiedere di visionare l’archivio Rubelli dove tessuti, tenuti in condizioni perfette, vi racconteranno la storia della moda dal Settecento ad oggi.

Vi ho convinti a venire a Venezia per un giro alternativo della Biennale Architettura?
Anna Turcato
Comments (2)
[…] E lo stesso faccio anche oggi, per non parlare della Biennale Arte e della Venezia delle mostre (di cui ho scritto anche qui su Fashion BlaBla). […]
Proprio interessantissime queste curiosità sulla Biennale e l’archiettura, anche se non proprio legate al mondo fashion, per chi ci va, direi siano proprio da vedere!!
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