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Expand your mind: Venezia calling

Partiamo dalla fine. Immaginatevelo come la prima scena di un film. Interno giorno: l’hotel è meravigliosamente charmant, arredato con opere d’arte di Venini, larghi tappeti riccamente decorati, travi a vista. Fuori la laguna di Venezia, di fronte a noi un gazebo. L’aria è frizzante, il sole scalda, senza disturbare. Alla reception un uomo sui cinquanta si rivolge al concierge: “ Non sono mai stato così bene in un hotel. E guardi ho girato il mondo. Qui tutto era perfetto: logistica, camere bellissime, cibo incredibile. Grazie, lo scriveremo su Trip Advisor”.

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Anche io sto per partire: mi aspetta la barca che mi porterà in stazione e ne approfitto per godere della bellezza di questo luogo magico. Siamo a Murano, sono arrivata qui soltanto il giorno prima, eppure questo  è stato un viaggio.  Ho conosciuto persone interessanti, visto cose nuove e ascoltato storie che mi resteranno in mente. Vi porto per mano al contrario, stavolta va così. Cosa vi dicevo del fatto che visitare un posto nuovo con un amico local non è la stessa cosa? Avevamo appena finito di girare il video che racconterà la mia esperienza “Expand your mind”, terza dimensione di Expo3, il servizio pensato da Ventana Group per Expo2015. Il video è focalizzato sulla bellezza della location e su una visita speciale ad un forno, uno degli storici luoghi dove viene lavorato il vetro di Murano, eccellenza del made in Italy, scopiazzato in tutto il mondo e troppo poco riconosciuto.

Ci concediamo una pausa. Alloggiamo nel nuovissimo LaGareVenezia:  pasticcini fatti a mano, un tripudio di frutta fresca, per me 15 tipi di tisane. Però sono un po’ triste, il mio team sta ripartendo e resterò qui da sola. Sarei dovuta venire accompagnata dalla mia dolce metà, che è sempre oberato di lavoro, così mi ritrovo in uno dei posti più romantici del mondo a guardare la mia suite lunare con affaccio sulla laguna da sola.

Ma il viaggio è da sempre metafora di incontro con l’altro e stavolta sono fortunata. L’appuntamento è per le sei e mezzo. Sono in laguna vestita da milanese, il mio chiodo in suede giallo non basta. Ingollo della tachipirina per contrastare il virus che mi accompagna da una settimana ( Milano ti odio). Non me l’aspettavo, ma Luisa mi aspetta con Dario Campa, lo chef del ristorante, che per l’occasione ha deciso di portarci a fare un giro con la sua barca alla scoperta delle isole meno note della parte nord della laguna. Mi dimentico immediatamente di tutto il resto, mi infilo una giacca pesante in prestito e vengo letteralmente assorbita dalla bellezza del paesaggio. E chi se l’aspettava così? Quando vieni a Venezia vai sul sicuro. Alcune cose le devi vedere di default: Piazza San Marco, le calli, il Duomo. Non ci avevo mai fatto caso che non ci fosse un filo di verde. Ma appena esci da quei percorsi turistici si apre un mondo fatto di orti, giardini che sembrano incantati, case meravigliose che si affacciano sulla laguna. Il sole è basso quando arriviamo a Torcello. Ci infiliamo sul canale e Dario ci racconta la storia del Ponte del Diavolo. Torcello è l’isola degli innamorati, oggi però ha solo 8 abitanti in pianta stabile. Attracchiamo e ci concediamo un aperitivo a base di gamberetti fritti della laguna e bellini da Cipriani. Starei delle ore ad ascoltare le storie dei locals.

E come una vera veneziana la mia cena in hotel è a base di branzino appena pescato e castraure. Lo sapete cosa sono? La prima fioritura del carciofo. Una delizia che vi consiglio, come tutto il resto.

Nelle foto indosso: chiodo Pinko, jeans Pepe Jeans, occhiali Silhouette.

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Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

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