Style

Tra arte e moda: Gabriele Colangelo

Una cornice splendida, quella di palazzo Clerici a Milano, e una collezione sublime, eterea e raffinata, quella di Gabriele Colangelo, uno stilista assolutamente fuori dal fashion system, che rende giustizia al binomio moda-cultura. In un momento in cui la moda sembra quasi essersi dimenticata del compito nobile di esprimere alti concetti attraverso la realizzazione di abiti che parlino il linguaggio dell’arte, Gabriele Colangelo propone una collezione ispirata alle opere dell’artista tedesco Wolfgang  Tillmans, che utilizza il mezzo fotografico per la creazione di opere espressione di una realtà intima e personale.

Sulla passerella si avvicendano, una dopo l’altra, creature celestiali che sembrano appena sfiorare il suolo su cui camminano, vestite di abiti leggeri, di una consistenza impalpabile, che traducono egregiamente un’idea di movimento e dinamismo, per una femminilità in fieri. Alternanza di pesi – i tessuti da compatti diventano fluidi e viceversa -,  leggerezza e forza, la cui idea viene resa da tessuti setosi che prendono corpo grazie ad anime metalliche che ne percorrono la superficie. Sete, garze finissime ed organze realizzano una nuova idea di drappeggio che diviene modellabile grazie all’anima di rame che attraversa i tessuti.

La palette di colori è luminosa. La purezza accecante del bianco ora si accompagna al rosa cipria e al rosso geranio, ora declina verso il color nuvola e il grigio antracite.  Una collezione illuminante e illuminata che riconcilia il mondo della moda con quello dell’arte per uno stilista che ha fatto della sperimentazione su forme e colori la sua vocazione. Peccato che a rendere onore e merito a questo artista visionario non ci fossero le direttrici dei magazine che, oltre a dettare le tendenze, avrebbero – e usiamo volutamente il condizionale – l’onere di riferire al mondo che la moda sa e deve anche essere cultura.

Siciliana di nascita, milanese d’adozione. Una passione sfrenata per la lingua italiana e per l’arte in tutte le sue forme. Una innata verve ironica, necessaria per sopravvivere nella giungla metropolitana.

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