Da sempre moda e cinema si influenzano a vicenda, e risultano imprescindibilmente legati quando l’uno si ispira all’altra e vice versa. Questo legame è sotto gli occhi di tutti in occasione di eventi planetari come è la Mostra del Cinema di Venezia, conclusasi lo scorso 11 settembre con l’assegnazione del Leone d’oro alla regista più glamour che ci sia, Sofia Coppola, per il suo “Somewhere”: per lei, amante di uno stile understated , total look Louis Vuitton, marchio con cui lavora già da qualche anno.
L’austerity, spettro della vita di molte persone normali, sembra essersi riversata anche sui red carpet di Venezia: via gli abiti pomposi e magniloquenti, via le ruches, gli strascichi (ne resta qualche accenno), gli eccessi modaioli cui siamo abituati in queste occasioni.
Ed ecco farsi largo un nuovo codice di eleganza: le forbici della crisi sembrano agire anche sui tessuti degli abiti che si fanno più semplici, lineari, basici; i colori dominanti seguono la tendenza vampiresco-glam inaugurata dalla saga cinematografica di “Twilight”, con il grigio perla, l’acciaio, il nero, il rosso sangue degli abiti e un make-up che valorizza il colorito diafano della pelle del viso; su tutte dominano Laura Chiatti e Natalie Portman, la prima con un robe bustier lungo di Prada grigio perla, pelle candida, rossetto nero, acconciatura scarmigliata; la seconda con un abito di Rodarte rosso che più rosso non si può. Così come difficilmente dimenticheremo la scollatura abissale dell’abito Pucci di Valeria Solarino, sapientemente sforbiciato qua e là e di un blu profondo come la notte. E se perfino la divina Catherine Deneuve opta per un abito morbido grigio acciaio di Lanvin, a cui colore e struttura danno un sapore a tratti gotico, allora la tendenza diventa stile.
Elena Schiavon