Senza categoria

Per i tuoi larghi occhi -capitolo due-

20100925 MMD day4-109-1

 

Quella sera, che fuori tutto sudava e io ero ghiacciata dentro, come morta. Una telefonata di pochi minuti, nel pomeriggio. Io davanti a un’insalata appassita e lui che attacca un monologo hitleriano su quanto sia sbagliata questa situazione e quanto lui non sia pronto e quanto gli dispiaccia farmi del male e come l’illuminante certezza dell’errore lo costringa così, a una ritirata su un piede solo.

 

Con l’altro, mi prende a calci in culo. Virtuali, s’intende. E l’insalata appassita diventa testimone di un miracolo: una giovane donna in abito estivo di gabardine che si trasforma in una statua di sale. Ho sempre pensato che la morte sarebbe arrivata improvvisa e indolore. Ho scoperto che è possibile sentire il cuore fermarsi e raggelarsi, morire per un momento e non sentire assolutamente nulla. Ho lasciato sul tavolo l’insalata, condita con i suoi regali: un braccialetto di Tiffany, senza tempo come il nostro amore; la spilla d’agata Unsigned, fragile come le distanze che ci dividevano; la collana di Miriam Haskell e gli orecchini in madreperla, che gli ricordavano la mia pelle; il bracciale spinato di Emanuele Bicocchi, un amuleto contro le difficoltà per il nostro futuro insieme. Mi alzai dal tavolo d’angolo che Elisa, la cameriera, riservava per noi, per il nostro incontro clandestino del giovedì. Anni di questa vita mi avevano creato intorno una rete di donne a cui mi aggrappavo perché mi sostenesse con la fitta trama dei loro sogni d’amore. Non ci avevo mai voluto credere, l’avevo sempre rifiutato: non fa per me, dicevo con sdegno. E quando mi sono ritrovata a dire sì, come se fosse l’unico modo per continuare a respirare e a sentirmi viva, avevo bisogno di una rete che mi tenesse a galla per non ammettere che amare era per me un continuo galleggiare sull’orlo dell’abisso.
Come fanno quelli che amano e sono felici? Io mi sono sentita insicura, inadeguata, disperata, sola come non mai. Eppure, ho accettato tutto questo.
Elisa mi guarda e sorride mentre tengo il telefono vicino all’orecchio. Aspetta che le faccia il solito segno che ormai significa: lui sta arrivando, preparagli il caffè, la tazza la vuole calda rovente bollente, con un bricco di latte freddo a parte. La mia faccia segnala che sono distante come non mai. Mentre mi alzo, colpisco lo spigolo del tavolino con decisione: il quadrante dell’orologio vintage di Achille Castiglioni …perché il tempo avesse per noi un valore speciale… si incrina e le lancette si fermano sul minuto successivo alla morte del mio cuore per improvviso gelo dell’animo. Discretamente, sfilo da sotto la gonna gli slip Odd Molly in seta nocciola, li appallottolo nella triste insalata del mio miserabile amore, afferro con piglio la mia spaziosa Pineider e mi preparo a continuare la mia giornata, la mia settimana, la mia vita. O quello che sarà.

nadiolinda-riproduzione vietata

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

Write a comment