Senza categoria

46 – capitolo 3-

Larusmiani20

 

3
Un attimo di silenzio, un brusio di voci, il tentativo di ripescare dalla memoria un’immagine.

“Scusa, è che sto lavorando, e ieri ho parlato con un milione di persone.”
” Be’, mi auguro tu non abbia lasciato a tutti il tuo numero di telefono.” Carlo sorride, sicuro di sé, in forma smagliante. L’ottimismo è il suo motto e Anita il salvagente che aspettava. Proprio a un soffio dall’annegamento.

  “Hai ragione, che scema. Ho bevuto un pochino, mi sono alzata presto e guarda che figure faccio.”
  “Non ti preoccupare, te l’ho detto subito che sono il tuo fan numero uno. Senti, mi chiedevo se potevamo vederci a pranzo, ho una proposta da farti.”
“Va bene, vieni al bar dove lavoro, sono in San Babila. Faccio una pausa verso le due e possiamo mangiare qualcosa. Fammi uno squillo quando arrivi.”
Anita è nata in un paese povero, la sua famiglia l’ha caricata su un camion insieme al fratello maggiore, e le ha augurato buona fortuna. Aveva diciassette anni, ed erano andati in Francia. Il fratello faceva il muratore, si era fidanzato, e le aveva fatto capire che non c’era più spazio per lei. Era partita per l’Italia insieme a un’amica, con l’unica prospettiva di finire sulla strada. Ma sul treno aveva conosciuto un ragazzo di Milano, che gestiva un’edicola e aveva bisogno di un aiutante. L’aveva ospitata a casa sua, in una stanzetta che ad Anita pareva una reggia. Lavorare nel gabbiotto di cemento prefabbricato, tra quotidiani e riviste, nel viavai di impiegati e turisti, le serviva per migliorare la lingua e mettersi in regola con il permesso di soggiorno. Una notte il ragazzo si era infilato nel suo letto, e davanti alle sue resistenze, le aveva chiarito che la gratitudine non era sufficiente per tutto quello che aveva fatto per lei. L’aveva respinto con tenacia, e il giorno seguente era andata via. Aveva risposto a un annuncio in cui veniva richiesta una badante, e si era trasferita a casa di un’anziana signora. La donna aveva la demenza senile, la trattava male, si reggeva su un bastone che quando si arrabbiava le agitava contro minacciosa. Nel bar dove faceva colazione cercavano una barista, il proprietario l’aveva guardata e le aveva detto: “con te al bancone raddoppierò i clienti”. Aveva accettato il nuovo impiego con entusiasmo, aveva affittato un monolocale in periferia, e ricominciato la sua vita.

Enzo Gianmaria Napolillo- riproduzione vietata

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

Write a comment