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Grace, nomen omen

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Un foulard: la mitica stampa Flora di Gucci. Una borsa, o per meglio dire La Borsa: la Kelly di Hermès. Un fumetto: le autrici di Diabolik presero ispirazione da lei per creare il personaggio di Eva Kant. Persino una canzone dal ritmo travolgente, cantata da Mika nel 2007, che porta il suo nome nel titolo. Quale il comune denominatore, il filo che unisce elementi così diversi? Una donna. Una donna che ha illuminato lo star system hollywoodiano prima e un regno da operetta poi, un’icona assoluta di stile: Grace Kelly.


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Nomen omen, il nome racchiude il destino, dicevano gli antichi: Grace, cioè Grazia. Mai nome avrebbe potuto essere più adatto a una donna che della bellezza, dello stile e del glamour seppe fare la cifra della sua vita. Grace Kelly seppe incarnare classe ed eleganza in ogni fase della sua esistenza, presentandosi al mondo in molti ruoli diversi: l’attrice bionda e sofisticata, la sposa dal matrimonio fiabesco, la madre affettuosa, la principessa impegnata nella beneficenza.

 

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Figlia della buona borghesia di Philadelphia, iniziò la sua carriera come modella e indossatrice, poi si diplomò in recitazione a New York ed entrò nel dorato mondo della Hollywood degli anni Cinquanta.  Si fece notare in film come Mezzogiorno di fuoco (High Noon), al fianco di Gary Cooper, e Mogambo, accanto a Clark Gable e Ava Gardner. Con i film del regista Alfred  Hitchcock arrivò la definitiva consacrazione: Il delitto perfetto (Dial M for Murder, 1954), La finestra sul cortile (Rear Window, 1954) e Caccia al ladro (To Catch a Thief, 1955). Il regista seppe valorizzarla come nessun altro e coniò per lei un ossimoro che divenne famoso: la definì “un vulcano ricoperto di ghiaccio”. Ghiaccio bollente, ovvero un’algida bellezza, sotto la quale in realtà si celava una profonda sensualità; una compostezza e una perfezione che lasciavano intuire inaspettati abbandoni. I tratti aristocratici, il portamento regale e il glamour straordinario la fecero diventare un modello da imitare; le ragazze copiavano il biondo delicato dei suoi capelli, il twin set dai colori pastello, le giacchine avvitate e le gonne a corolla, il giro di perle, il foulard annodato sotto il collo. La sua carriera cinematografica fu intensa ma breve: sul set di Caccia al ladro conobbe il Principe Ranieri di Monaco.

 

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Lo sposò nel 1956, anno in cui girò i suoi ultimi due film, Il Cigno e Alta società. Il matrimonio si rivelò l’evento mediatico più importante di quegli anni e il vestito della sposa, un tripudio di pizzo, tulle e taffetà, fu copiatissimo, sia in Europa sia in America. Il matrimonio coincise con il ritiro dalle scene e con l’inizio della nuova vita di Grace. Nacquero tre figli: Alberto, Carolina e Stefania. Grace cercò di donare ai bambini un’infanzia normale, lontana dal clamore della stampa e dei paparazzi; dopo alcuni anni sereni, le ribellioni delle due sorelle Grimaldi iniziarono però a essere documentate dai rotocalchi dell’epoca, dal matrimonio della giovane Carolina ai fidanzati sbagliati dell’adolescente Stefania.
Infine, il 13 settembre 1982, la tragedia: Grace morì in un incidente d’auto, mentre insieme alla figlia Stefania percorreva proprio lo stesso tratto della strada, nei pressi di Montecarlo, che aveva percorso anni prima, durante una delle più famose scene di Caccia al ladro. Le dinamiche dell’incidente non furono mai davvero chiarite e molti ipotizzarono che alla guida dell’auto di Grace ci fosse in realtà la figlia, non ancora maggiorenne.
Sono passati molti anni dalla sua morte, ma ancor oggi Grace Kelly rimane l’incarnazione dell’eleganza e dello stile: nel 2010 il museo  di arte e design più importante del mondo, il Victoria & Albert Museum, le ha dedicato una mostra dal titolo Grace Kelly: Style Icon.  Sono stati esposti abiti di scena dei suoi più famosi film e abiti del suo guardaroba personale, tra cui l’abito per la serata della cerimonia dell’Oscar, conquistato con il film La ragazza di campagna (The Country Girl), e l’abito da sposa.
Quali spunti possiamo prendere oggi da questa icona, che tanto ha influenzato la storia del costume e della moda?
Gonne a corolla, foulard che incorniciano il viso, cinturine e cerchietti, cappelli di paglia per il giorno e guanti lunghi in raso per la sera, pantaloni a sigaretta e mocassini nel tempo libero. E ancora, un filo di perle, dei gemelli in colori pastello, la camicia bianca di taglio maschile portata con i pantaloni, un trucco discreto, il biondo luminoso dei capelli. Infine, le più spendaccione e pazienti di noi (date le lunghissime liste d’attesa) potranno desiderare di portare al braccio la it bag per eccellenza, la favolosa Kelly di Hermes, per sentirsi proprio delle principesse al ballo.

 

 

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

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