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Istanbul: cosa vedere in tre giorni

Istanbul è stata la prima tappa del nostro viaggio in Turchia, una scelta dettata dal desiderio di unire cultura e avventura, favorire l’incontro dei nostri figli con un popolo che non conoscevano e ritagliarci, alla fine del viaggio, qualche giorno di relax sulla costa. Come potrete immaginare per visitarla tutta servirebbe un anno intero.  Non era la mia prima volta a Instanbul, ma la prima risale a più di vent’anni fa ed è stato il momento in cui ho scoperto gli hammam, passando praticamente oltre la metà del tempo tra bagni di vapore e massaggi.

Istanbul è un luogo di opposti con un fascino incredibile: antico e moderno si mixano in una sinfonia di suoni, colori, cibi, suggestioni impossibili da trovare da qualsiasi altra parte. I canti del muezzin irrompono nel delirio di una città sempre in movimento, hammam millenari si affacciano nel caos di strade brulicanti di turisti, offrendo pause inaspettate, chioschi di kebab dove sfamarsi per poche lire si alternano a ristoranti stellati dove guastare rivistazioni del tradizionale cibo turco. A Instambul puoi trovare tutto e puoi decidere come vivere il tuo viaggio. Per questo mi limiterò a raccontarvi cosa abbiamo fatto noi con due figli di 10 e 14 anni e 3 giorni a disposizione.

Dopo un viaggo relativamente breve- circa 3 ore di volo- con Pegasus Airlines, la compagnia low cost turca, siamo arrivati all’aeroporto di Sabhia Gokcen, dove la prima cosa che ho fatto è stata acquistare una scheda telefonica turca. Per meno di 50 euro mi sono assicurata copertura 4G ovunque, utile sia al fine di documentare il viaggio, che per avere connessione durante i nostri spostamenti in automobile e poter utilizzare Maps. In alternativa ci sono i pacchetti messi a disposizione dalle compagnie telefoniche italiane, pochi giga e poca convenienza [ricordatevi che la Turchia non fa parte dell’Unione Europea quindi il roaming qui vi costerà dei soldoni]

Per spostarci dall’aeroporto in città abbiamo preso un taxi, esiste anche l’opzione navetta, ma era sera e i ragazzi erano molto stanchi. Abbiamo speso l’equivalente di 30 euro per un tragitto di un’ora e questo ci ha fatto subito capire che si, i taxi, per noi sono molto convenienti. [ma attenzione, perchè al ritorno per lo stesso tragitto abbiamo speso il doppio, senza un motivo]. In Turchia non si usa l’Euro ma la Lira Turca. No problem, ci sono banchi di cambio ad ogni angolo [noi per paura di arrivare sguarniti di money abbiamo cambiato 100 Euro all’aeroporto di Bergamo ma non è stato per  niente conveniente]

Quando abbiamo deciso dove alloggiare abbiamo ridotto le scelte a due quartieri: il centro storico vicino ai più famosi luoghi di culto e il quartiere di Beyoglu, dove si sviluppa la parte più moderna della città. Alla fine, per comodità, abbiamo scelto un albergo a due passi dalle Moschea Blu: si chiama Adamar Hotel e ci siamo trovati decisamente bene. [ma dopo aver visitato il quartiere bohemien di Cihangir , credo che se  ci tornerò  la mia scelta si orienterà sul Corinne Hotel, uno splendido hotel del 1911 che conserva intatto il fascino dell’architettura neoclassica ottomana ]

Come vedere tutto? Impossibile! Abbiamo necessariamente dovuto scegliere cosa visitare e abbiamo optato per un ritmo serrato di visite interrotto da momenti di riposo, di solito in meravigliose terrazze, che qui la vita si svolge sui tetti e il consiglio è di ritagliarsi dei momenti di relax scegliendo ristoranti panoramici dove tirare il fiato [ il caldo si fa sentire] e scappare dalla pazza folla.

GLI IMPERDIBILI

Una parte della nostra giornata è stata dedicata ad alcuni degli imperdibili monumenti storici della città. Abbiamo inziato visitando La Moschea Blu. Nonostante il terrorismo psicologico di blog e siti, noi non abbiamo trovato fila all’ingresso ( dieci minuti), vale sempre la regola che nei luoghi di culto occorre entrare coperti, ma niente paura, c’è un casotto all’ingresso dove viene controllato il dress code ed eventualmente vengono prestate delle gonne lunghe e degli scialle per coprire testa e spalle. La Moschea Blu, il cui nome deriva dalle oltre 20.000 piastrelle di colore blu che decorano la cupola, è considerata da molti la più bella di Istanbul. Noi abbiamo avuto la sfortuna di poterne visitare soltanto una parte perchè è in atto una ristrutturazione, ma beh, ne vale sicuramente la pena.

Un po’ per sfuggire al caldo opprimente, un po’ per corredare della dimensione avventura le visite archeostoriche, che si, i ragazzi sono curiosi ma dopo un po’ si stufano, abbiamo optato per una visita alla Cisterna di Yerebatan (Yerebatan Sarnici) poco distante dalla Basilica di Santa Sofia, meglio conosciuta come Basilica Cisterna. La storia è avvicente: si tratta di un’enorme basilica romana che l’imperatore Giustiniano riconvertì con  l’enorme lavoro di migliaia di schiavi in cisterna per approvvigionare Costantinopoli di acqua. Senza eliminare il colonnato interno dell’edificio che si sviluppa sottoterra in una magnifica danza di chiaro scuri ed effetti crepuscolari.

Dopo un pranzo a base di Kebab scomposto [ma vi parlo del cibo più avanti]  il pomeriggio è stato dedicato alla visita del Gran Bazar, il più grande mercato coperto al mondo. E’ davvero enorme, una città nella città  [si parla di  30.000 metri quadrati ] e oltre 5.000 negozi dove trovare…di tutto. Naturalmente, come ci si aspetta, c’è una vasta zona dedicata alla vendita di oro: gioielli di ogni tipo, raffinatissimi o pacchiani. Sappiate che qui la contrattazione è una regola, sfiancante, ma necessaria e il mio consiglio è di entrare in un negozio soltanto se davvero vi piace qualcosa. Il pomeriggio corre via veloce tra botteghe di tappeti, moltissimi negozi di ceramiche e lampadari, saponi tradizionali per hammam e piccoli ristoranti in cui fermarsi per bere un cay, il tradizionale thè turco che vedrete bere praticamente ovunque e a tutte le ore.Ci sono mappe che vi spiegano il mercato, ma secondo me il modo migliore per goderselo è perdersi e lasciarsi trasportare da quello che ci piace senza una meta precisa.

La nostra seconda giornata a Istambul si è aperta con una vista al Topkapi, la storica residenza dei sultani ottomani: mettete in conto di passarci almeno una mezza giornata perchè è veramente molto vasto. Se decidete di visitarlo tutto premunitevi all’ingresso di acquistare anche il biglietto per l’Harem, che si paga a parte. Anche qui, pochissima coda nonostante le migliaia di turisti e subito una piacevolissima sorpresa: i giardini all’interno delle mura sono vasti, ventilati e dotati di molte panchine dove fermarsi tra una corte e l’altra. Qui è raccolta la storia dell’impero ottomano: gioielli, utensili, vasi. Tutto è conservato in maniera superba, visitatelo e fatevi trasportare nel sogno di un’altra epoca.

I NOSTRI FUORI ROTTA

Ci sono due quartieri considerati particolarmente “cool” [ok, non immaginatevi il cool milanese], il primo è il quartiere di Cihangir nel distretto di Beyoglu. Mi ha ricordato il Marais di molti anni fa, un mix di decadente/affascinante che mi ha fatta impazzire. E’ pieno di ristorantini, botteghe di antiquari, negozi vintage meravigliosi, come il Mozk, dove ho lasciato il cuore su un meraviglioso abito rosso. Qui abbiamo scoperto il ristorante  del Corinne22, una terrazza piena di fascino sospesa sul cielo di Istanbul, da un lato fronte mare, dall’altro palazzi in rovina. Il secondo è il quartiere Ortakoy, la cui piazzetta è sicuramente uno dei punti più romantici di Istanbul. Del quartiere conservo l’immagine di un matrimonio che veniva celebrato sul pontile di un palazzo dismesso affacciato sul Bosforo. Poesia pura

IL TOUR SUL BOSFORO

Questa è una delle experience che tutti cercheranno di vendervi e noi eravamo un po’ prevenuti, ma ehi, era il modo migliore per farsi un’idea della vastità di questa megalopoli e farlo comodamente seduti su una barca. Abbiamo scartato tutte le crocere con cena, balli, canti e abbiamo scelto una semplice traversata di circa due ore al tramonto. E’ stato splendido ammirare la magnificenza di palazzi, hotel cinque stelle superlusso ,case private, moschee e minareti che si affacciano sul Bosforo, la linea di mare che divide in due la città e separa il continente europeo da quello asiatico.

HAMMAM

Dici Istanbul e pensi subito “Hammam”. Premetto che avevo già fatto l’esperienza molti anni fa e il caldo che c’era non mi ha invogliata a ripeterla, ma è una di quelle cose che vale la pena provare, se non altro per la magnificenza e lo splendore delle architetture interne, ma, attenzione, non pensate di trovare l’autenticità. I cinque o sei hammam “storici” sono stati ristrutturati e hanno prezzi e servizi da spa, mentre quelli di quartiere, poco frequentati e più piccoli, talvolta peccano sulla pulizia. Qui dovete avere il coraggio di entrare e provare. Noi abbiamo deciso di regalarci un’experience food al ristorante del Cagaloglu Hamami  , forse l’hammam più conosciuto e amato della città. Atmosfera superlativa nel terrazzo situato all’interno della corte dove si sviluppa l’hammam, rivisitazione del cibo turco tradizionale con un tocco contemporaneo, materie prime freschissime, prezzo decisamente non popolare, ma ci sta.

Se volete vivere il nostro viaggio  in video qui nelle Stories trovate tutto il racconto.

Ciao Istanbul, Ci vediamo presto, è stato bellissimo. Prossima tappa? La Cappadocia!

 

Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

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