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Quadrupedoll

Cos’altro sono i “My Little Pony” – i teneri caramellosi criniti accessoriati glitterati cavallini giocattolo tutti collectible – se non una fashion doll quadrupede? Dell’animale hanno ben poco. Della fashion doll, invece, hanno tutte le attrattive: le forme ingentilite, gli occhi grandi, il profilo smussato, i lunghi capelli-crini da pettinare, una pelle da decorare, i look infiniti, i nomi un po’ fantasy. E poi, con quell’aura di icona anni ’80… … piacciono tanto ai VIP. Beh, non a tutti: a qualche VIP che adora gli accessori. E a quei VIP cui è facile estorcere qualche confessione segreta da metabolizzare sui media del globo.

Tuttavia, i cavallini non hanno quasi nessuno che li detesti apertamente, al contrario dell’odiosamata bambola più famosa del mondo. Anzi, a paragone della bambola bionda (che non ho bisogno di nominare), i My Little Pony godono di buona stampa e di popolarità trasversale.

Perché sono così popolari? Perché non sono sessualmente caratterizzati, o perché sono talmente pop e transgender da non porre il problema? Perché sono nati coi bambini dei gaudenti anni ’80 che adesso sono trentenni sgamati, tecnologici e disincantati? Perché la Hasbro che li produce li ha proposti da subito come collectibles e quindi mai veramente come giocattoli per giocare? Perché sono associati a cartoni animati molto seguiti e ricchi di situazioni umoristiche e musiche carine? Probabilmente per una combinazione di tutti questi motivi.

I My Little Pony – recitano inesorabili i comunicati stampa – sono “il giocattolo più collezionato al mondo, con ben 100 milioni di pezzi venduti. Un’indiscussa icona anni ’80, capace di unire tre generazioni di bambine.”  Ora, metto sempre volentieri in discussione le cifre record e i superlativi, i collezionismi costruiti a tavolino e gli aggettivi prelavorati, anche se per esperienza so e riconosco che colpiscono il lettore. Così come rimango perplessa davanti alla netta suddivisione maschi-femmine, che non funziona per Barbie, molto collezionata da uomini adulti, quindi figuriamoci per i cavallini di plastica. Ma i cavallini pare che uniscano davvero bambine, bambini, adulti – maschi e femmine.

Senza andar lontano, il più conosciuto esperto e collezionista italiano di My Little Pony è infatti un ragazzo, Marco Platé, mentre le foto più gettonate in circolazione ultimamente sono quelle di Pamela De Lorenzi – entrambi trentenni.

Però mi diverte imparare che per i fan dei My Little Pony è stato coniato un neologismo, bronies, formato da brothers + ponies, in modo da esprimere una specie di fratellanza nel nome del toy. Né mi sorprende scoprire che i bronies – nelle loro varie tipologie dalle più criptiche alle più esibizioniste – sono attivi sui social network nel mondo e trascinano nell’effetto anche numerosi cosplayer che customizzano e indossano look da quadrupede. Pare anzi che i My Little Pony abbiano già dato vita a qualche deriva fashion ispirata ai glitter e ai colori pastello. Meno ancora mi stupisce vedere creazioni di My Little Pony one-of-a-kind, in esemplare unico.

Sono cavallini, ma sono come bambole. Lasciatemeli chiamare quadrupedoll.

ph: Pamela De Lorenzi; mediahook

Copywriter & consultant, anomala collezionista di fashion dolls.Non accumulo bambole, ma cerco e promuovo segni della loro presenza nella moda, nella creatività, nelle sensitive issues del nostro tempo.

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