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Noi allo specchio. Nei doll-fotoromanzi

 

Più o meno inconfessabilmente, tutti abbiamo guardato fotoromanzi. Quelli anni ’70, magari; e vai di capelli phonati, salotti “vorrei ma non posso”, casti amplessi e pudiche lenzuola per drammi d’amore a lieto fine. Vere pagine di costume italiano. Ok, forget it. Avviciniamoci senza complessi ai doll-fotoromanzi.

I doll-fotoromanzi sono storie fotoromanzate recitate dalle bambole, insomma dalle fashion dolls. Si tratta di un preciso genere letterario, o meglio, sottogenere collezionistico. È il diletto di un’evoluta popolazione di creativi trasversale, internazionale, capace a vari livelli di fare casting, sceneggiatura, scenografia, fotografia – utilizzando nozioni apprese in scala 1:1 per applicarle alla dimensione dollculturale. Si va dal dilettantismo più ingenuo a produzioni seriali di tutto rispetto. Poi è la rete che le diffonde e promuove, che le affossa o fa trionfare.  

Quello in queste immagini è l’episodio “Allegra”, plot alla Beautiful la cui struttura di serial – parole dell’autrice, una creativa finlandese – “turns the focus from the fashions world to corporate scene and it’s underworld of crime” (sic per l’ortografia!) cioè “sposta il focus dal mondo della moda a quello delle grandi aziende e del relativo sottobosco criminale”. 

“Allegra”, realizzato con bambole Fashion Royalty di Jason Wu, risente di un’evidente suggestione per lo stile italiano, o meglio per il lusso italiano come è percepito all’estero. Compresi dettagli del vestire, dettagli di gestualità, dettagli di ambientazione – rispettando i luoghi comuni della foto di moda. Interessante, siamo noi allo specchio. Perciò non offendiamoci se poi il Grande Bastardo protagonista della storia è italiano.

Daniela Ferrando

ph: Em’lia aka emiliacouture su flickr

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Copywriter & consultant, anomala collezionista di fashion dolls.Non accumulo bambole, ma cerco e promuovo segni della loro presenza nella moda, nella creatività, nelle sensitive issues del nostro tempo.

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