Ha due notevoli orecchie a sventola ed è bellissima, Momoko. Ha le gambe leggermente arcuate e gli occhi distanti ed è magnetica, Kate. Ha i capelli plasticosi tutti neri appiccicati alla testa come Joséphine Baker ed è sexyssima, Bambola. Ha un naso cubista ed è carismatica, Rossy.

Ha il muso lungo ed è ieratica, Sybarite. Ha le sopracciglia congiunte ed è inconfondibile, Frida. Non ha un grammo di grasso ma è più piatta che callipigia*, Barbie. Povera. Ha parecchi grammi di curve (leggano “di grasso” le linguacce più perfide) ed è callipigia, J-Lo.

A che scopo fare questa litania di difetti, appartenenti in ordine alterno a bambole contemporanee fotografate e a donne celebri in carne ed ossa solo citate (il cui nome da solo basta)? Vari scopi.

Allo scopo di disilludere chi dice che le bambole sono modelli di perfezione e di frustrazione. Anche le bambole hanno difetti, seppur dilettosi. Le bambole non sono sempre, non sono tutte bellissime.

Allo scopo di dissuadere da chirurgie estreme (sì, siamo sul pezzo con l’ultimo di Almodòvar, “La piel que habito”) quelle donne scontente di sé, delle proprie orecchie, degli occhi, dei capelli, del naso, della forma del viso, dell’attaccatura delle sopracciglia, delle natiche… quasi tutte le donne hanno bei difetti, segno della loro unicità.

E insomma allo scopo di trasformare i difetti in diletti.

Daniela Ferrando

* niente paura. È solo il modo grecizzante di lodare il lato B.