Fatti miei

Il non-shopping compulsivo che viaggia sul web

Pinella Petronio ha pubblicato un post dedicato allo shopping compulsivo. Lo trovate qui. Racconta di noi, che compriamo scarpe e borse quando siamo depresse. Di noi che decidiamo che se un fiore non ce lo regala nessuno, andiamo a comprarcelo da sole. Di noi che quando l’umore è sotto i piedi, strisciamo la carta anche se poi, magari, piangiamo ancora di più.

Revolve clothing

Ci ho pensato perchè io quando sono triste non compro niente. Ma spingo a livelli estremi la sindrome del desiderio, riepiendo carrelli sui miei siti di e-commerce preferiti, carrelli pieni che soddisfano un non bisogno e rimpiono un vuoto anche se il contenuto non arriverà mai a casa mia. Mi chiedo se sia una sociopatia condivisa, o riguardi soltanto me.

So che se sono depressa mi vedo brutta e se mi vedo brutta non ci sarà niente che mi veda bene addosso. E faccio shopping virtuale per quando sarò favolosa e in gran forma, accumulando senza limite di spesa e senza alcuna reale necessità, se non quella di spostare la testa altrove, abiti da favola, scarpe da mille e una notte, viaggi in località esotiche in resort cinque stelle superlusso. Mi limito a riempire carrelli con acquisti che non finalizzerò, ma che soddisfano il mio bisogno di shopping comulsivo. E intanto mi lascio il tempo per capire quale di quei favolosi vestiti vorrò ancora avere nel mio armadio tra una settimana.

Questo strano metodo di non acquisto compulsivo serve altresì a sedare la mia ansia di notte quando non dormo e la testa vaga tra piani editoriali, cose da fare e tasse che incombono.

Quando la casa è avvolta dal silenzio, i respiri dei bambini si sono fatti regolari e l’unica luce che si intravede è quella del mio vecchio iPad, potete stare sicuri che sto scartabellando alla ricerca del nuovo rossetto favola, della maschera da ordinare in un sito coreano o del corso di yoga in un ashram balinese.

Sono in sidrome premestruale, questo è il risultato di una notte insonne. Me la cavo con 14.000 Euro virtuali. Meno male che c’è l’internèt!

 

 

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Italian fashion journalist. Blogger @fashionblabla. Founder of #fashioncamp.

Comments (2)

  • È una sociopatia condivisa!! Anch’io sono così e non sai quanto meglio mi ha fatto sentire leggere il tuo post. :-D

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    • meno male :-D

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