Beata ignoranza

Il Burlesque: antidoto e rivoluzione.

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È  stato il Burlesque Award a dare a Milano la preziosa occasione di entrare in contatto con quest’arte colorata e ammiccante nel week-end appena trascorso: la città si è mobilitata, ha spolverato le piume, lucidato le ribalte e posato i bigodini, per proiettarci indietro di un secolo e salvarci. Perché è stata proprio questa l’impressione che ho avuto assistendo agli spettacoli: che il Burlesque possa essere il nostro salvagente.

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Sabato sono stata al Salon Parisien, in Via Ascanio Sforza, alla serata organizzata da Voodo-Deluxe e AngeliqueDevil: come se non fossimo sui Navigli del terzo millennio, il dress-code anni ’30 ci ha proiettato istantaneamente nei locali malfamati della Chicago proibizionista, tra pupe, gangster e marinai in libera uscita, creando subito il mood perfetto per le sfilate a seguire.

 

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Ricchezza: questa è la prima parola di cui vi voglio raccontare. La ricchezza di dettagli proposti dall’intimo di AngeliqueDevil, che con accorgimenti intelligenti e minimali ha saputo dare vita a ruoli, interpretazioni e giochi grazie l’inserimento nella coreografia erotica di un oggetto principe: il collare a cascata, le manette in satin, i pasties (copri-capezzoli me-ra-vi-glio-si), guanti e “solleticatori” (tickler). Soluzioni sia per chi adora l’indigestione di corsetti, reggicalze e bustier, sia per chi invece predilige uno stile più pulito, efficace e mirato.

Rivoluzione, è la seconda parola di cui vi parlo, perché quando le performer  ci hanno mostrato i loro abiti burlesque ho capito che questo potrebbe essere uno degli antidoti per resuscitare il nostro erotismo di gomma, gli immaginari anoressici, gli orgasmi di largo consumo e corto raggio, la miseria di corpi in serie e scatole craniche sotto vuoto spinto.

 

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Tralascio per un attimo tutte le considerazioni sull’uso del corpo della donna, e mi concentro sull’estetica del costume, del trasformismo, della creazione di una seduzione ogni volta diversa e nuova, sull’interpretazione dei ruoli e sulla teatralità di desideri e sceneggiature: perché vivendo il burlesque da spettatrice ho sentito la linfa vitale della fantasia privata scorrere di nuovo sul palcoscenico, deterrente unico e irripetibile per ognuno di noi. E questo non solo perché finalmente ho visto donne morbide, bellezze differenti, ammiccamenti ironici e sensualità nuove, ma soprattutto perché questo tripudio di diversità e creatività poi ce lo si porta a casa come un prezioso bagaglio da reinterpretare.

Il burlesque – se non riusciremo anche stavolta a guastare tutto – è la rivoluzione possibile, il punto di rottura necessario per lasciarci alle spalle desideri seriali e bellezze col codice a barre, rivalutando la meraviglia di ogni singola donna e del suo fascino individuale: privatissimo o pubblico che sia.

**foto courtesy Alessandro Napoleoni

È una delle figlie del Barone Rampante, quella nata il 28 Giugno 1974 sul ciliegio. Blogger, ha due libri e diverse collaborazioni all’attivo. Non sa nulla di moda.

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